Per molto tempo si è
discusso del fatto che gruppi contrari alle unioni omosessuali fossero persone
"egoiste", nel senso che l'estensione ad altri tipi di coppie di
diritti tipici della coppia eterosessuale non dovesse di per sé danneggiare
quest'ultima.
Le ultime ore hanno offerto
uno spunto di rifessione interessante su questo tema. La vicenda riguarda lo
stralcio, dalla definizione di "unione civile", dell'obbligo di
fedeltà. Diverse voci si sono levate contro questo stralcio, reclamando la
"lesa dignità" delle coppie gay che si uniranno civilmente in questo
modo.
L'episodio è interessante
perché, di per sé, ciascun membro di una coppia gay (come di una eterosessuale
unita in matrimonio, peraltro) può
sempre scegliere di essere
fedele. In che modo può quindi danneggiare la dignità della coppia il fatto che
la legge non richieda esplicitamente l'obbligo di fedeltà?
Una spiegazione può essere
che il senso di "unione" che ciascuna coppia sperimenta dipenda anche
da cosa tale unione domandi alle
altre coppie che si uniscono
civilmente. Anche se in nessuna singola coppia la fedeltà viene meno, il fatto
che altre coppie possano non avere conseguenze sul piano civile per l'assenza
di fedeltà riduce il valore dell'unione di per sé.
Questa dinamica è perfettamente
legittima. E non è nuova. È per esempio una delle spiegazioni alla base
dell'esistenza di rinunce, e associate ostracizzazioni, nelle religioni o nelle
confraternite. Potrebbe anche essere (uno dei motivi) alla base delle richieste
delle coppie cattoliche unite in matrimonio e di movimenti conservatori di non
estendere l'istituto del matrimonio a coppie omosessuali.
Perchè tutto questo è
interessante? Il motivo è che in questo momento, ciascuna coppia omosessuale
sperimenta il fatto che caratteristiche, comportamenti e aspettative su altre
coppie omosessuali "unite civilmente" abbiano ad un livello personale un effetto sul valore dell'unione -
nonostante, si badi, la rimozione del dovere di fedeltà è in sostanza una estensione di diritti per altre
coppie che non restringe le possibilità per la singola coppia: perché vorremmo imporre dei costi all'altrui infedeltà, se quell'infedeltà non toglie niente a noi?
Eppure questa critica
l'avevamo già sentita.
Le voci levatesi contro lo stralcio - presumibilmente le stesse
levatesi contro i cattolici, o le sentinelle in piedi - ritengono con un dito
di poter sindacare caratteristiche delle coppie omosessuali sposate, di modo
che non se ne svilisca il valore. Intanto, negano con l'altro dito il diritto
alle coppie cattoliche di fare lo stesso.
A prescindere
sull'opportunità o meno di estendere il matrimonio a coppie dello stesso
sesso, sulla quale questo post non si sta esprimendo, si potrebbe
finalmente riconoscere che il godimento personale di un istituto può dipendere
dalle caratteristiche di chi altri ne vuole godere (come questo episodio ha
fatto sperimentare direttamente alla comunità omosessuale). E magari
ricordarsene, quando si porge la domanda che da il titolo a questo post.