Sunday, December 29, 2013

come non dare lavoro al popolo

Il proclama grillesco di oggi è proprio utile. Se la prende come ogni buon comunicatore populista contro gli speculatori, ma ci da qualche idea sulla visione della politica economica del m5s. E’ difficile infatti trovare posizioni chiare da parte di Grillo su cosa fare per ridurre la povertà e la disoccupazione, e portare il paese a crescere di nuovo. Le dichiarazioni sono spesso inorganiche, persone “vicine” ai grillini sono prima sbandierate, poi sconfessate, più o meno a piacimento. Il programma del m5s non contiene nulla (e no, il “sussidio di disoccupazione garantito” non è un modo per ridurre disoccupazione e povertà).

Ma oggi no. Oggi finalmente il lider ci dice che “il nostro primo grande compito è di dare lavoro al popolo”, e poi ci dice anche come farlo. Allora, si fa cosi (non ce ne vorrete se trascriviamo i pezzi, così rimaniamo proprio fedeli fedeli): 
  • “[il problema] può essere parzialmente risolto per mezzo di ingaggi diretti da parte del governo, affrontando la questione come si affronterebbe in caso di bisogno la mobilitazione per una guerra;” 
  • “ma nello stesso tempo non dimenticando che tale impiego di uomini va diretto al compimento di opere di grande utilità pubblica, realizzando progetti adatti a provocare e riorganizzare l'uso delle nostre risorse nazionali.”
  • “Questo compito può essere facilitato dal
    • ridurre le imposte
    • […] unificando attività oggi inadeguate, antieconomiche e mal distribuite
    • […] per mezzo di un progetto nazionale per l'organizzazione e la sorveglianza sui trasporti, le comunicazioni e altri servizi, che hanno un carattere spiccatamente pubblico.”


Beppe, te lo diciamo da amici non richiesti: NO. Gli ingaggi diretti da parte del governo sono quelli che ci hanno portato dove siamo. Più di 50 centesimi per ogni euro di reddito italiano sono già intermediati dalla spesa pubblica. Ne vuoi davvero di più? E poi, chi decide quali progetti provocano [sic] e riorganizzano (al meglio, supponiamo) le nostre risorse nazionali? Li spendi tu i soldi degli altri, meglio di come li spendono gli altri? Facciamo i Comitati? Vuoi i piani quinquennali anche tu? No, perché soldi degli altri stai spendendo: o soldi di chi vive oggi (se li prendi con la tassazione) o soldi dei loro figli (se li prendi a debito). Tertium non datur.

Beppe, cosa deve fare un progetto nazionale per l’organizzazione e la sorveglianza sui trasporti? Bisogna controllare che gli speculatori non facciano soldi? E lo sai che è il popolo, decidendo cosa comprare e cosa no (il mercato!!) ad indicare quali attività sono antieconomiche? Ricordalo, quando poi ci dici che dobbiamo salvaguardare le produzioni locali.

Siamo contenti che ci parli di riduzione delle imposte. Benvenuto. La parola tasse compariva solo una volta nel tuo programma, e mica per dire che sono troppe:  “introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo”. Magari fra un altro anno ci dici quali, quanto e dove tagliare per finanziarne la riduzione. Sai, 23% di voti sono anche una responsabilità.

Beppe, davvero, quelli che ti hanno votato non sapevano che pesci pigliare. Non puoi scrivere un post in mezz’ora di una domenica mattina per dire come si dà lavoro al popolo e parlare a vanvera: magari qualcuno ti viene dietro e peggioriamo solo le cose. Se non sai di cosa parli, porta loro rispetto, e stai zitto. Il lavoro al popolo lo deve dare chi sa come si fa.



Friday, December 27, 2013

le lobbies che piacciono

Luigi Di Maio, M5S, annuncia combattivo che "il 2014 sarà l'anno della lotta alle lobby nel Palazzo". Ovviamente, speriamo si tratti di lobbies, non di lobby, ché altrimenti ne combattiamo solo una. Speriamo inoltre che si tratti di tutte le lobbies, non solo quelle che a loro piacciono, ché altrimenti poi uno si domanda come le scelgono: per esempio, la combattiamo questa lobby degli agricoltori?

non ci crederete

Siccome questi commenti sono non richiesti, ci cimentiamo in una analisi che altri anche meglio di noi hanno già fatto, anche prima di noi, sulla illuminata misura detta webtax dai più.

La legge di stabilità appena approvata modifica il decreto IVA del 1972 aggiungendovi un articolo, il neonato 17bis. Se capiamo bene, questo articolo dice, al primo comma, "se vuoi comprare pubblicità online  - ovunque essa sia - devi usare un fornitore italiano", e al secondo comma, "se vuoi fare pubblicità online in Italia  - ovunque tu sia - devi usare un fornitore italiano". Ovviamente, speriamo di aver capito male.

Ma se avessimo capito bene, quali sarebbero le conseguenze? Proviamo. La pubblicità è, non ci crederete, un input nel processo di produzione. L'impresa compra pubblicità per, non ci crederete, incrementare la domanda dei propri prodotti, aumentare la visibilità del proprio marchio, far conoscere la propria impresa. Cosa dice il primo comma? Questo input lo compri solo da fornitori italiani. La conseguenza è ovviamente che i costi unitari di produzione (produzione in senso lato, includendo - appunto - la pubblicità) diventano più alti, perché se le imprese trovassero già conveniente comprare pubblicità da altre imprese italiane, la legge non avrebbe alcuno scopo. E' esattamente perché le imprese italiane comprano pubblicità da imprese estere - migliori, si presume - che stanno restringendo il mercato, è esattamente per questo cioè che la legge è stata voluta.

Questo bel comma quindi aumenta i costi di produzione delle imprese italiane. Costi di produzione più alti si traducono, e lo sappiamo che non ci crederete, in produttività più bassa (facciamo meno con più risorse): la bassa (crescita della) produttività è la ragione principe per cui i salari italiani non crescono da decenni (vedi alla voce: gente povera). Avvisateli, la prossima volta che vengono a parlarvi di sostegnallacrescita. Ma danneggia tutti allo stesso modo? No, ovviamente: se il tuo processo di produzione usa molta pubblicità (vedi alla voce: imprese innovative nel prodotto) la cosa pesa molto di più. Avvisateli, la prossima volta che vengono a parlarvi di sostegnoallinnovazione. Due danni in un comma solo. Mica male.

Ma parliamo del secondo comma, che diceva, sempre se purtroppo abbiamo capito bene, che se una impresa vuole fare pubblicità in Italia, la deve comprare da un fornitore italiano. Se questo acquirente è italiano, vedi sopra. Ma se questo acquirente è straniero, che ce ne frega? Ce ne frega eccome. Avere a disposizione più input, nuovi, migliori, da fornitori stranieri, è uno dei modi in cui i costi di produzione delle imprese italiane rimangono bassi: il trapano più potente, il tubo più resistente, il software più veloce, anche il nuovo telefonino, non ci crederete, è proprio utile sapere che c'è! E cosa succede se limitiamo la pubblicità comprata da stranieri in Italia, alzandone artificiosamente il costo? Che le imprese italiane, ovviamente, avranno costi più alti, perché hanno input peggiori, e quindi produttività più bassa. Le due voci da controllare le abbiamo già scritte sopra. E, non ci crederete, non sono neanche tutte.


obiettivo raggiunto!

Sotto silenzio, anche sullo stesso blog di Beppe Grillo, il fatto che il governo ha realizzato uno dei punti del programma economico del M5S.
Si legge infatti a p. 10 del programma (qui) come uno degli obiettivi sia quello di disincentivare le aziende che creano un danno sociale, come i distributori di acqua in bottiglia. Ebbene, ci informa il corriere che l'IVA sui prodotti in vendita nei distributori automatici aumenterà dal 4 al 10% da gennaio. Finalmente una cosa utile per la società. Bravi!

Thursday, December 5, 2013

il salario minimo e gli gnomi delle mutande

La sinistra americana, disperatamente alla ricerca di una distrazione che faccia dimenticare la recente debacle sanitaria, ha deciso di buttarsi (figurativamente) sul salario minimo.

Secondo un recente cinguettio del Leader Maximo aumentare il salario minimo crea posti di lavoro. In parole povere, e nella lingua natia del Prez., this is economic nonsense. E' vero che esistono circostanze limitate in cui un aumento del salario minimo porta ad un aumento dell'occupazione (per esempio, situazioni di monopsonio) ma solo un Marx d'annata un po' brillo potrebbe pensare che questo tipo di condizioni pervadano l'intera economia americana (300+ milioni di individui distribuiti su un intero continente).

Senza troppi giri di parole, il problema reale e' che ovunque la sinistra e' diventata il partito della magia. Un nobile obbiettivo, un'azione plausibile sono sufficienti. Come il primo sia legato alla seconda e' un dettaglio irrilevante. A breve inizieranno a rubare le mutande.

Se si vuole aumentare il reddito dei poveri... si aumenti il reddito dei poveri (alla sinistra di solito piace redistribuire. Peccato sia politicamente tossico oggi, soprattutto in US). Forzare le imprese a pagare i lavoratori piu' della loro produttivita' fa soprattutto danni. Questo lo sanno pure gli gnomi.

Wednesday, December 4, 2013

la battaglia

Finalmente una proposta chiara

"i prodotti per l'alimentazione nazionali consumati nel nostro territorio dovranno essere avvantaggiati fiscalmente rispetto agli stessi prodotti provenienti da Paesi della UE. Se produco un chilo di riso in Lomellina o dieci arance in Sicilia, quel riso e quelle arance dovranno poter essere consumati in Italia al posto di riso proveniente dalla Romania o arance del Portogallo."

Ecco. Finalmente un'idea giusta. Non fa niente 1) che magari chi mangia preferisca pagare meno a parita' di qualita', 2) che ovviamente se non lo so io qual e' il prezzo giusto (quindi il "vantaggio fiscale" giusto) per una qualita', magari non lo sa nemmeno chi deve implementare questa politica, 3) che sto benedetto "vantaggio fiscale" deve essere pagato da qualcuno (con cosa? maggiori tasse? minori spese? coi beni dei partiti?) 

D'altra parte, ci informano, importiamo "il 50% del grano per il pane, il 40% del grano per la pasta". E se valeva la pena combattere la battaglia gia' quando l'importazione di frumento era solo il 33%, non possiamo certamente fermarci ora.


Monday, December 2, 2013

la decrescita spiegata

""hai voglia a consumare, consumare, ... se piu' consumi piu' devi importare, e' un gioco che non ha piu' scampo! non vale piu' nulla la crescita, il consumo, non vale piu' niente! la crescita non crea i posti di lavoro, li toglie!"

Chi l'ha detto? 
1) Karl Marx
2) Beppe Grillo
3) Beppe Grillo

Lo so che avete pensato al 2. Era il 3. Dopo molti casi di impostori, finalmente chiarezza sulle proposte di politica economica con una interpretazione autentica del pensiero del caro leader.

UPDATE [3/12/2013]: A volte cerchiamo di rinfrancarci pensando che queste idee sorgano spontanee in discorsi a braccio. E invece no, sono proprio convinzioni serie: http://veritafavole.corriere.it/2013/02/19/beppe-grillo